LOCALITA’: CASTELNOVO NE’ MONTI (RE)
INAUGURAZIONE: 1965
CHIUSURA: 2003
Oggi vi portiamo alla riscoperta della storica discoteca Edelweiss, di Castelnovo ne’ Monti.
E lo facciamo attraverso gli occhi di Rachele, nipote del proprietario, che ci apre le porte di questo piccolo gioiello incastonato tra i monti Emiliani. Rachele ha poco più di vent’anni e fino a poche ore fa, quando il nonno le ha consegnato le chiavi della porta della discoteca Edelweiss, non sapeva nulla di questo posto. Per lei era solo un curioso edificio abbandonato nel centro del paese e ignorava del tutto quanto la storia di questo locale fosse profondamente intrecciata con la storia della sua famiglia.
GLI INIZI
Il lungo viaggio della discoteca Edelweiss inizia nel 1965, l’edificio disponeva di una sala da ballo al pianoterra e di un terrazzo sul tetto, dove si potevano organizzare serate danzanti nelle fresche serate estive. Le cose non andarono esattamente a gonfie vele, e dopo meno di dieci anni cambiò gestione. E in mani più sapienti il destino dell’Edelweiss non avrebbe potuto essere più roseo.
LA RISTRUTTURAZIONE
Grazie a questa nuovo e inaspettato successo, nel 1979 la discoteca edelweiss chiuse temporaneamente per consentire gli importanti lavori di ristrutturazione necessari per il suo ampliamento. Piu che un ampliamento, però, fu una vera e propria rivoluzione. L’intera struttura venne rinforzata con cemento armato, il grande terrazzo venne così chiuso e divenne la sala da ballo principale, raggiungendo la capienza massima di 1400 persone.
La vecchia pista al piano terra, più piccola, venne trasformata in un “night bar”. Aveva un ingresso separato, e si chiamava “Cafè de l’Operà”. Successivamente, per attirare un pubblico più giovane, cambiò nuovamente nome in “disco-pub Amnesy”. Era un’ottima soluzione per quelle località dove era impossibile pensare di aprire la discoteca ogni sera: si poteva cosi aprire durante la settimana solo un locale più piccolo, più raccolto, dove poter bere qualcosa, ascoltare un po’ di musica e, perché no, ballare, ma senza per questo aprire la sala principale, che con il pubblico più ridotto dei giorni feriali sarebbe sembrata inesorabilmente vuota. Mentre nel weekend e nei prefestivi, la sala principale al piano di sopra garantiva tutto lo spazio necessario per accogliere tutti gli avventori che arrivavano da ogni parte dell’appennino reggiano.
Alcune fotografie sbiadite raccontano di artisti illustri passati per questa sala, da Lucio Dalla a Celentano, ma anche Ilona Staller, ci racconta il proprietario, strizzando l’occhiolino.
“A quel tempo eravamo due soci. Io sono già in pensione da tempo. lui invece, che a quel tempo faceva il barman, ha poi intrapreso una carriera da musicista, ed è ancora in giro per locali a cantare e suonare, invece di godersi il suo meritato riposo”, ci racconta con un filo di nostalgia nella voce.
PROIETTATI VERSO IL NUOVO MILLENNIO
A partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, accennare al nuovo millennio nel proprio nome divenne abbastanza comune, voleva lasciare intendere non solo di essere già proiettati verso il futuro, ma di averlo già raggiunto e superato. A lanciare questa nuova moda fu certamente l’iconico “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick. Non risparmiò nessuno, dall’editoria ai marchi in generale(“novella 2000” che oggi si chiama per lo stesso motivo “novella 3000”) il numero 2000 compariva ovunque.
Questa tecnica di marketing non risparmiò nemmeno la discoteca Edelweiss, che nella metà degli anni ’80 per seguire questa moda cambiò nome in “Dancing Edel 2001”. Curiosamente, fu proprio con l’inizio del nuovo millennio che la discoteca chiuse definitivamente i battenti. Un po a causa di cattive gestioni, un po’ perché i tempi erano cambiati, e un po’ perché non era più tempo per le discoteche in centro paese, anche l’amministrazione pubblica forse ci mise del suo, per le lamentele dei cittadini divenuti piu intransigenti. Si è tentato a lungo di ottenere i permessi per riaprire il locale, ma il braccio di ferro, lungo ed estenuante, si concluse con un nulla di fatto, per l’impossibilità di offrire tutte le garanzie necessarie senza che queste facessero sballare i conti.
L’ultimo calendario, appeso in quello che doveva essere un piccolo ufficio direzione, segna l’anno 2003. Da allora il sipario si è chiuso per sempre.
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