LOCALITA: BOLOGNA
INAUGURAZIONE: 1975
CHIUSURA: dicembre 2018

E’ da molto tempo che meditiamo di scrivere questo articolo per celebrare il Kinki club di Bologna. Perché è davvero difficile riuscire a trasmettere solo con le parole, l’energia, l’atmosfera, la magia che ti avvolgeva non appena scese quelle piccole scale di quello che crediamo di poter definire il primo vero club letteralmente Underground d’Italia. Il locale si trova infatti esattamente sotto le due più famose torri di Bologna, con ingresso in Via Zamboni 1.

Proviamo a farlo con l’aiuto di Micaela Zanni, che ne è stata la titolare nonché curatrice artistica dal 1988 e grazie alle immagini che ci ha gentilmente messo a disposizione, provenienti dal suo sterminato archivio.

Ci racconta così la sua storia, che inizia molto prima del 1975.

LE ORIGINI

Durante la Seconda guerra mondiale, l’edificio che qui sorgeva venne abbattuto dai bombardamenti, e durante la ricostruzione l’edificio che ora sorge venne pensato per essere sede di uffici e istituzioni: in questo contesto i sotterranei vennero pensati fin da subito per ospitare un locale destinato al pubblico spettacolo.

Inaugura cosi nel 1958 un locale battezzato “Whisky a go-go”, come il famoso locale di Parigi, ritenuto la prima discoteca al mondo. In questi anni non era raro assistere a un concerto di Lucio Dalla che a quel tempo si dilettava di musica con la “Doctor Dixie Jazz Band” e, si narra, che proprio qui abbia conosciuto Gino Paoli, e che proprio qui lo avrebbe convinto a diventare cantautore e cantante. Ma anche Jackson Browne, e persino Jimi Hendrix volle suonare qui, per una ristretta cerchia di intimi, dopo il suo concerto di Bologna.

Fotografie gentilmente concesse da Micaela Zanni

1975: NASCE IL KINKI

La svolta nel 1975: Cambia nome in Kinki, e diventa il primo Gay club d’Italia, e lo rimane per i successivi dieci anni. Era talmente “avanti” che al suo interno c’erano 3 bagni: Uomini, Donne, e “X”.

Nel 1986, una nuova svolta: si concede l’ingresso ad un pubblico eterogeneo, ma la selezione all’ingresso è feroce.
Ci racconta Micaela che già nel primo dopocena davanti al Kinki Club  si formavano due lunghe file: la prima di coloro che speravano di entrare e l’altra, al lato opposto della strada, fatta di curiosi che andavano a vedere la gente pazzesca che entrava al Kinki.
Lo abbiamo già detto, la selezione era feroce: entravano solo le persone “in Target”. E spesso non era sufficiente, dovevi anche conoscere qualcuno per poter entrare…

In questo periodo, solo un pubblico cosi selezionatissimo poteva assistere alle performance di DJ’s di fama internazionale, come Luca Trevisi, Flavio Vecchi, Ralf, Coccoluto.

Come solo pochi altri locali potevano permettersi, il kinki Club cambiava spesso allestimenti interni, e Micaela ne ripropone la maggior parte sulle pagine del blog www.kinkiclub.it che cura personalmente e che vi invitiamo a visitare.

2018: I LOCALI VENGONO DICHIARATI INAGIBILI

Nel 2018 si eseguono lavori di rifacimento del portico sovrastante, durante i quali una parte del solaio crolla e viene dunque temporaneamente sospesa l’agibilità del locale. Poi una serie di coincidenze nefaste. Sempre Micaela ci racconta che purtroppo la proprietà dei muri non le è mai appartenuta e, nel mentre, la società proprietaria dei locali ha subito un pignoramento e qualche anno fa è finito all’asta. Fino a febbraio 2022, quando l’immobile è stato liberato, nessuno si è occupato di eseguire i lavori necessari al ripristino dell’agibilità, senza contare che restano ancora da stabilire le responsabilità del danno.

Fotografie gentilmente concesse da Micaela Zanni

Noi non vogliamo in alcun modo entrare nel merito. Nel mentre la vendita dei muri è andata a buon fine, e abbiamo potuto parlare anche con un rappresentante della nuova proprietà che ci ha assicurato che a breve inizieranno i lavori di ripristino. Secondo quanto ci riferisce, c’è tutta l’intenzione di riportare il Kinki ai suoi antichi splendori e di mantenere la destinazione d’uso. Sotto la direzione di chi, e con quale nome, però, è ancora tutto da vedere.

UNDERGROUND CULTURE

Sicuramente però oggi manca la cultura Underground che caratterizzava le sue atmosfere. Viviamo l’epoca delle fotocamere ovunque, dove quello che conta non è tanto partecipare ad un evento unico, quanto piuttosto mostrare al mondo che vi si è partecipato. E questo certamente mal si sposa con una cultura underground che invece era caratterizzata da una filosofia diametralmente opposta, dove anzi telecamere e videocamere erano viste come una sgraditissima invasione. Per usare le esatte parole di Micaela, “la Underground club culture risponde a poche, precise esigenze: ballare e dare libero sfogo al proprio essere, alla propria creatività, e essere a proprio agio tra simili, in un contesto di segretezza volutamente poco visibile”.

Difficile, dunque, che riviva i fasti di un tempo ma, forse, il suo essere sempre più avanti degli altri lo porterà ad una nuova rinascita, a proporre tutto quello che gli altri non possono, o non hanno il coraggio, di proporre. E allora sarà di nuovo Kinki.

Il Kinki è morto?

Lunga vita al Kinki!